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Preambolo
E’ cambiato il rapporto duale medico-paziente, sempre più visto come un professionista che deve erogare una prestazione a rischio zero, senza complicanze, perché sono cambiate le aspettative dei pazienti. Il benessere e la tecnologia hanno spinto in avanti le richieste di medicalità. In questo contesto, qualsiasi complicanza o fallimento terapeutico è visto come inaccettabile e passibile di condanna.
 
La storia
Esistono due tipi di medicina difensiva, quella attivae quella passiva.
Cominciamo con un esempio:
Un giovane medico, chiamiamolo Roberto, deve praticare la sua prima colonscopia con tutti i rischi annessi. Tempo fa aveva letto di un tizio morto durante tale procedura: MALASANITA’! Questo termine era ripetuto più volte nell’articolo. Roberto ha paura. Sa bene che il rischio di una colonscopia è la perforazione dell’intestino, l’ha studiato, letto e riletto ma diamine! Se ogni volta che succede un imprevisto puntualmente si finisce in tribunale senza tener conto dei rischi correlati al nostro mestiere è normale che Roberto diventa un “Robertino”, allora chiama il suo prof e gli chiede di eseguirla al suo posto o magari non la fa proprio e prescrive un’enteroRMN che comunque va bene ma costa di più e per giunta non permette di eseguire una biopsia in caso di riscontri atipici.
Punto 1: Roberto non fa la Colonscopia (medicina difensiva PASSIVA)
Punto 2: Roberto prescrive una enteroRMN aumentando la spesa sanitaria (medicina difensiva ATTIVA)
Punto 3: Roberto fa la colonscopia ma questa non va come dovrebbe (MALASANITA’)
Punto 4: La colonscopia la fa gli va bene e vissero tutti felici e contenti (che poi sarebbe la normalità)
La medicina difensiva nasce dal terrore che, soprattutto noi giovani medici, nutriamo nei confronti delle procedure penali che volenti o nolenti si ripercuotono negativamente non solo sui nostri curricula ma anche sulla nostra sanità mentale e sul nostro modo di agire.
O facciamo tanto, imponendo esami diagnostici inutili ed eccessivi aumentando le spese dell’SSN e la quantità di radiazioni circolanti (neoplasie annesse), o non facciamo proprio nulla delegando a qualcuno più esperto di noi il compito, ma così impariamo poco e nulla e diventiamo tutti “Robertino”.

E voi? Quanto siete solidali con Roberto?

Question Title

* 1. A quale ordine provinciale sei iscritto?

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* 2. Età (anni)?

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* 3. Da quanti anni sei abilitato alla professione medica?

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* 4. Sesso?

Question Title

* 7. Sei mai stato coinvolto in procedimenti giudiziari per sospetto di cattiva gestione o errata diagnosi?Sei mai stato coinvolto in procedimenti giudiziari per sospetto di cattiva gestione o errata diagnosi?

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* 8. Se si, sei stato giudicato:

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* 9. Hai mai prescritto farmaci, esami diagnostici e/o di laboratorio solo per "tutelarti" legalmente, lontano dalle reali indicazioni o utilità ?

Question Title

* 10. Il timore di essere denunciato (sia da parte tua che da parte dei tuoi tutor) quanto ha inciso sulla tua formazione post-laurea e sul raggiungimento degli obiettivi formativi previsti?

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* 11. Hai mai subito un’aggressione sul posto di lavoro da pazienti o da familiari?

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* 12. Nella pratica clinica quotidiana pensi al rischio di essere denunciato ?

Question Title

* 13. Richiedi il consenso informato e se si quanto tempo dedichi in media alla sua acquisizione ?

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* 14. In caso di procedure non invasive, acquisisci sempre il consenso informato in forma scritta?

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* 15. Hai partecipato ad eventi formativi sulla comunicazione efficace in medicina?

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* 16. Sei consapevole che è stato dimostrato che più tempo si dedica al consenso informato e alla comunicazione, meno contenziosi si verificano?

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* 17. Pensi che possa essere utile un corso ai medici su come informare i pazienti e raccogliere il consenso?

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* 18. Hai già un'assicurazione privata che ti copre professionalmente oltre quella della tua struttura nella quale lavori?

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